Scuola Leonardo da Vinci Roma

Livello C1N9 prima parte

Lezione 2 - esercizio 3

Inserisci la forma corretta, poi premi "Controlla" per verificare le tue risposte. Usa il pulsante "Aiuto" per avere un indizio e vedere una lettera della forma da inserire. Fai attenzione, perché perderai alcuni punti se userai "Aiuto".
Completa il testo con le parole che trovi qui sotto:

colleghi - facoltà – guerra – negoziare – nemmeno - posto - prato – privata – rincorsa - scatola


L’arte del compromesso
«Cosa vuoi fare da grande?» «Voglio fare il tagliaerba». «Vuoi trasformarti in una macchina per tagliare il ?». «No. Voglio diventare l’uomo che spinge la macchina». «Ah, bello». «Però voglio anche fare il poliziotto e il maestro della classe rossa dell’asilo». «Vuoi fare tutte queste cose insieme?» «Sì, certo sono solo tre lavori, mica tanti. E poi a me piace lavorare». «Be’ è molto bello questo. E nella vita ? con chi ti immagini in futuro?» «con te». «Ti ringrazio però io sono la tua mamma, non vorresti magari avere… non so… una fidanzata? Dei figli?» «No, no, non sono interessato, io sono interessato a te. Possiamo vivere insieme qui a casa nostra. Poi, quando muori, diventa tutto mio». «E papà? I tuoi fratelli?» «Saranno morti anche loro. Sono il più piccolo, no? E a me resterà tutto: casa, automobile, calze nei cassetti e vestiti negli armadi».
A sei anni il futuro è una magica, piena di sogni, ambizioni, idee sbilenche, luci psichedeliche e un po’ di sano cinismo. Non c’è realismo, razionalità o esperienza che possano fermarti.
Da bambina volevo fare il chirurgo e la reporter di . Non mi interessava un marito. Poi il caso, la necessità, la convenienza si frappongono fra te e il tagliaerba o il bisturi. da quel momento smetti di sognare e cominci a . Il talento si sposta così dalla fantasia al compromesso e si trasloca dal migliore dei mondi possibili alla migliore approssimazione della felicità.
All’università ho scelto una che non mi somigliava. Mi sono mortalmente annoiata, ho rinunciato all’avventura in cambio di che fossero anche amici.
Ho abbandonato il fisso dopo vent’anni perché ho capito che se non l’avessi fatto mi sarei spenta. Forse ora sono più contenta ma sono alla continua del tempo. Non sono chirurgo e reporter di guerra. Probabilmente neppure mio figlio sarà mai tagliaerba. Ma il compromesso è un’arte sottile e raffinata, forse nobile quanto sognare.
Adattato da “D” di Repubblica del 23/01/2016