Scuola Leonardo da Vinci Roma

Livello C1N9 prima parte

Lezione 5- esercizio 3

Inserisci la forma corretta, poi premi "Controlla" per verificare le tue risposte. Usa il pulsante "Aiuto" per avere un indizio e vedere una lettera della forma da inserire. Fai attenzione, perché perderai alcuni punti se userai "Aiuto".
Coniuga gli infiniti al tempo corretto dell’INDICATIVO o del CONGIUNTIVO.


Al rendimento scolastico dei nostri figli, siamo soliti dare un'importanza che È del tutto infondata. E anche questo non è se non rispetto per la piccola virtù del successo. Dovrebbe bastarci che non (RESTARE) troppo indietro agli altri, che non (FARSI) bocciare agli esami; ma noi non ci accontentiamo di questo; vogliamo, da loro, il successo, vogliamo che (DARE) delle soddisfazioni al nostro orgoglio.
In verità la scuola dovrebbe essere fin dal principio, per un ragazzo, la prima battaglia da affrontare da solo, senza di noi; fin dal principio dovrebbe esser chiaro che quello è un suo campo di battaglia, dove noi non possiamo dargli che un soccorso del tutto occasionale e illusorio.
È falso che essi (AVERE) il dovere, di fronte a noi, d'esser bravi a scuola e di dare allo studio il meglio del loro ingegno. Il loro dovere di fronte a noi è puramente quello di andare avanti.
Se il meglio del loro ingegno vogliono spenderlo non nella scuola, ma in altra cosa che li (APPASSIONARE) , raccolta di coleotteri o studio della lingua turca, sono fatti loro. Se il meglio delle loro energie e del loro ingegno sembra che lo (SPRECARE) , buttati in fondo a un divano a leggere romanzi stupidi, o scatenati in un prato a giocare a football, sono ancora fatti loro
E anche se il meglio del loro ingegno non (AVERE) l'aria di volerlo spendere per ora in nulla, chissà, forse quello che a noi (SEMBRARE) ozio sono in realtà fantasticheria e riflessione, che, domani, (DARE) frutti.
Quello che deve starci a cuore, nell'educazione, è che nei nostri figli non (VENIRE) mai meno l'amore per la vita, né oppresso dalla paura di vivere, ma semplicemente in stato d'attesa, intento a preparare se stesso alla propria vocazione. E che cos'è la vocazione di un essere umano, se non la più alta espressione del suo amore per la vita?


(Testo adattato da Natalia Ginzburg, Le piccole virtù)