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Cara Marianna…

Mia cara Marianna,
avevo promesso di scriverti ed ecco come mantengo la mia promessa! In venti giorni che sono qui, a correre i campi da sola – tutta da sola capisci? – spuntare del sole fino a sera, a sedermi sull’erba sotto questi immensi castagni, ad ascoltare il canto degli uccelletti che sono allegri, saltellano come me e ringraziano il buon Dio, non ho trovato un minuto, un piccolo minuto per dirti che ti voglio bene cento volte di più adesso che sono lontana te e che non ti ho più accanto ad ogni ora del giorno come laggiù, convento. Quanto sarei felice se tu fossi qui, con me, a raccogliere fiorellini, a inseguire le farfalle, a fantasticare ombra di questi alberi quando il sole è più cocente, a passeggiare abbracciate queste belle sere, al lume di luna, senz’altro rumore che il ronzio insetti, che mi sembra melodioso perché mi dice che sono in campagna, in piena aria libera. Com’è bella la campagna, Marianna mia! Se tu fossi qui con me!
Rispondimi con una lettera più lunga della mia. Parlami di te, dei tuoi genitori, dei tuoi divertimenti e dei tuoi piccoli dispiaceri, come facevamo tutti i giorni, laggiù al convento, ore di ricreazione. Parla a quattro bei fogli di carta (non mi accontenterò di meno), loro mi racconteranno tutto. Dimmi quello che vedi, quello che pensi, che te ne fai tuo tempo, se ti annoi, se ti diverti, se sei contenta, felice come me, se mi pensi. Dimmi se hai dei bei fiori nel tuo giardino, se dove sei tu ci sono castagneti come qui, se hai assistito vendemmia. Parla dunque, ti ascolto. Non mi fare aspettare tanto.
Ti mando cento baci col patto di averli ricambiati.

La tua Maria

(Adattato da Giovanni Verga, Storia di una capinera, ed. Mondadori)