Scuola Leonardo da Vinci Roma
Livello C1N9 seconda parte
Lezione 3 - esercizio 4
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Hai il gene giusto per partire?
In base a una ricerca dell’Università di Stanford, il piacere di viaggiare avrebbe una radice genetica e farebbe coppia con una fame insaziabile di novità. Tutta colpa, sembrerebbe, del gene DRD4-7R che i ricercatori americani rintracciano più numeroso nei nostri (PREDECESSORI/PARENTI/EREDI)
che hanno abbandonato l’Africa sessantamila anni fa, mentre risulterebbe quasi assente nei resti di chi non si è mai spostato. Come si collega la genetica alla voglia di partire? Chi possiede questo gene ha recettori meno sensibili alla dopamina e, dunque, ne richiede di più: è anche per questa ragione che, in cerca di emozioni, potrebbe chiudersi alle spalle la porta di casa per aprirsi a mondi sconosciuti. Naturalmente, spiega il National Geographic, è possibile che questo gene influenzi, ma non causi la (SMANIA/ASPETTATIVA/PREFERENZA)
di andare via.
Solo il 20% della popolazione mondiale possiede la mutazione in questione. Fra loro, di diritto, dovrebbe figurare Angelo, siciliano, in viaggio da dodici anni fra Italia, Inghilterra, Australia, Canada, Germania e Argentina. Lui, però, dubita di una radice genetica della propria storia: “I miei genitori non sono mai stati dei grandi viaggiatori, ma io ho sempre avuto una curiosità (NATA/INNATA/NATURALISTICA)
verso la scoperta e le (GARE/SFORZI/SFIDE)
personali che, con il tempo, si sono concretizzate nel viaggio”. La voglia di partire, per Angelo, è un’alchimia di fattori economici, culturali e personali. “Gli stranieri che ho incontrato durante i miei viaggi imparano fin da piccoli a viaggiare e a esporsi al mondo. È molto più comune incontrare genitori stranieri con i figli piccoli, mentre gli italiani sono quasi una (SPECIALITÀ/RARITÀ/CASUALITÀ)
”.
Per Francesca Di Pietro, psicologa turistica, autrice del libro “Come viaggiare da soli – manuale di travel coaching”, la voglia di viaggiare è un mix di natura e cultura: “Si viaggia perché ci piace o perché ce l’hanno insegnato? Sicuramente, una cosa non (ESCLUDE/LIMITA/COMPRENDE)
l’altra. In base alla mia esperienza, i viaggiatori non provengono necessariamente da un ambiente di viaggio, quasi sempre c’è una (IRRUENZA/IRREQUIETEZZA/INSICUREZZA)
interna, come direbbe Chatwin”.
Quanto alle ragioni che spingono a fare la valigia e partire, Angelo parla di una fame di conoscenza: “Per me, tutto nasce dalla voglia di crescere come persona. Uscire dalla zona di comfort, catapultarsi in posti nuovi ci rende più forti, socievoli, coraggiosi, intraprendenti, caparbi e temerari”. Insomma, oltre al viaggio (FUORI/FISICO/FATTO)
, c’è anche quello interiore: “Viaggiare è l’unica cosa per cui spendiamo denaro che ci rende più ricchi”, sintetizza Lo Presti.
Bianca T., che ha programmato per l’estate una vacanza in solitaria in Indonesia, sostiene addirittura che le ragioni economiche siano (RARE/NECESSARIE/RELATIVE)
: “Con gli stessi soldi di un biglietto aereo, la gente compra una tv a 55 pollici che poi li inchioda al divano”.
Al di là dell’ironia, per qualcuno partire può apparire veramente difficile: “Nel mio lavoro incontro molte persone che temono la partenza: hanno paura di stare male, di essere aggredite o di annoiarsi, oppure temono di non saper organizzare il viaggio o di non riuscire a adattarsi al contesto”, racconta Francesca. Per i viaggiatori seriali, invece, anche le difficoltà del viaggio fanno parte del gioco. “Si tratta di persone che (TOLLERANO/TOLGONO/VOGLIONO)
bene il cambiamento, la frustrazione, hanno una buona capacità di problem solving, hanno fiducia nel mondo e nelle loro capacità. D’altro canto, chi davvero è in questo modo, spesso può essere percepito come diverso dal suo gruppo di pari”, conclude Francesca. E forse per questo, alla fine, è spinto a partire.
(Adattato da d.repubblica.it)
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