Scuola Leonardo da Vinci Roma

Livello C1N9 seconda parte

Lezione 4 - esercizio 3

Inserisci la forma corretta, poi premi "Controlla" per verificare le tue risposte. Usa il pulsante "Aiuto" per avere un indizio e vedere una lettera della forma da inserire. Fai attenzione, perché perderai alcuni punti se userai "Aiuto".
CONIUGA GLI INFINITI AI TEMPI E AI MODI CORRETTI.

La prima supplenza non si scorda mai...

“Pronto? La professoressa Ricci?”
“Sì, sono io… ” ho risposto tutta assonnata. Erano le sette e trenta del mattino e mi trovavo ancora tra le braccia di Morfeo.
“Qui è l’istituto comprensivo Pino Puglisi, c’è una supplenza, è libera o impegnata?”
“Sono liberissima!” avrei voluto urlare, ma ho cercato di ricompormi e ho chiesto: “Per quanti giorni?”
In verità non mi importava affatto, sapevo che (ACCETTARE) anche per mezza giornata e pagata al 50%, volevo solo che la mia esperienza lavorativa (INIZIARE) quanto prima; ma tutte le mie colleghe mi avevano sempre detto che era una domanda che andava fatta.
“È una sostituzione di maternità, accetta?”
“Certo che accetto, dove devo andare?”
“Bene, la scuola è a Croce Verde, si rechi direttamente lì e poi passi dalla segreteria, nella sede centrale, per firmare il contratto.”
“A che ora devo essere a scuola?”
“Tra… venti minuti, i ragazzi entrano alle otto.”
La mia carriera è iniziata così, com’era cominciata quella di tantissime altre insegnanti: con una telefonata.
Ricordo ancora che alla festa di laurea, in maniera poco incoraggiante, tutti quanti mi avevano fatto gli auguri dicendomi: “Benvenuta anche tu nel club dei… disoccupati!”. Neanche il tempo di godermi la gioia per un piccolo grande traguardo, che già mi avevano messo in guardia su quello che mi (ATTENDERE) . Anche per via di queste “rassicurazioni”, avevo cominciato a mettermi il cuore in pace ed ero sicura che, pur di acquisire la tanto declamata indipendenza economica, ben presto (METTERSI) a cercare un lavoro qualunque, anche sottopagato, e che nulla avrebbe avuto a che fare con il mio percorso di studi. Invece no. Inaspettatamente la telefonata era arrivata prima di quanto (io-CREDERE) . A luglio la laurea, a ottobre la prima supplenza. Chi l’avrebbe mai detto!
Mi sono preparata in fretta e mi sono letteralmente catapultata in macchina. Ero nervosissima, felice, impaurita, confusa, incredula. Ad accogliermi (si fa per dire) è stata una signora con una scopa in mano che in tono molto confidenziale mi ha detto: “Tu, ragazzina, dove credi di andare?”
“Buongiorno, potrebbe gentilmente indicarmi la classe della Favata, sono l’insegnante che la sostituirà.”
“Lei è una professoressa!” Mi ha squadrato dalla testa ai piedi mi ha detto di seguirla.
Mi sono guardata intorno, il corridoio sembrava interminabile. Ho sentito quell’inconfondibile odore di scuola, quello che sentivo anche da bambina. Mi sono accorta con piacere, guardando dalla finestra, che fuori c’era un meraviglioso giardino, ben curato e ricco di piante e fiori. Ho immaginato subito che ci (PORTARE) i ragazzi durante la lezione di scienze. Ho visto tutta la scena nella mia mente… Poi sono ritornata di scatto alla realtà, non appena giunta davanti alla porta della mia classe.
“Deve entrare qua dentro, c’è la sua collega ad aspettarla” mi ha detto la signora.
Stavo quasi per bussare; poi mi sono fermata poco prima che il mio pugno (FARE) rumore a contatto con il legno. La paura mi ha assalito: ‘E adesso che faccio? Cosa dico? Come mi presento?’ Avevo lo stomaco in subbuglio, mi sentivo come se (DOVERE) fare un esame, ma era anche peggio, almeno lì avrei avuto un’idea delle domande che i professori mi (POTERE) fare ma con i ragazzi no, era sempre tutto imprevedibile, e poi loro avevano un fiuto eccezionale, fiutavano la paura dell’insegnante e se questo fosse accaduto… sarebbe stato un disastro! Ho cercato di calmarmi; ‘Che sarà mai, sono ragazzi e io adoro i ragazzi, fiuteranno anche questo e le cose (ANDARE) bene. Ho inspirato profondamente, ho buttato fuori l’aria con la bocca, sono entrata in classe e finalmente… nel mondo del lavoro.

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