INSERISCI LA FORMA CORRETTA DEL VERBO

Ricordi d’infanzia

Sono nato in un quartiere popolare di Firenze, fuori le mura. Sono nato in una casa, come si usava a quei tempi. Non ricordo come sono nato io, ma alcuni anni dopo vidi più o meno come nacque mio cugino e penso che anch’io (NASCERE) così. Era stupendo. Venivano tutte le donne della famiglia. Mia madre me la immagino nel letto matrimoniale. Le donne (BOLLIRE) dei fiaschi spagliati, una cosa che mi (COLPIRE) sempre: si toglieva la paglia dal fiasco di vino e si bolliva a bagnomaria l’acqua del rubinetto (FARE+LA) diventare distillata. Con questa si (LAVARE) il neonato. Sono nato così, semplicemente. Credo (ESSERCI) una levatrice.
Mio zio, che è stato poi una costante di tutta la mia infanzia, venne per primo e annunciò che ero maschio.
Sono nato in questo quartiere a cui sono legati tutti i miei ricordi d’infanzia. Era un mondo piccolo, un mondo limitato. Stavamo in una fila di case lunghe dove passava il tram. Casa nostra era molto semplice. Si entrava da un piccolo portone e c’erano delle scale che salivano dritte a un piccolissimo appartamento. C’erano una cucina in cui si mangiava e una camera da letto in cui (DORMIRE) tutti e tre. Io dormivo in un lettino che era accanto al letto matrimoniale dei miei genitori. La casa non aveva niente di quello che (noi-AVERE) oggi. Non c’era la radio né tanto meno la televisione. Tutto venne a suo tempo.
Per prima venne la radio. Fu un episodio bellissimo. Non (DIMENTICARE) mai la volta in cui, dopo che (noi-METTERE) da parte tanti risparmi, comprammo la prima radio, a rate. La comprammo in un negozio che ricordo benissimo, all’angolo di via Maggio. Fu un grande avvenimento.

(Adattato da Tiziano Terzani, La fine è il mio inizio, ed. Longanesi)